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La modernità suscita la nostalgia di una totalità perduta, che si rivela a uno sguardo attento come fittizia perché popolata di lacerazioni. Prendendo le mosse dagli studi sull'anatomia nel Rinascimento, il saggio ripercorre il rapporto tra totalità e frammento a partire dall'immaginario del corpo variamente declinato dalla retorica delle rappresentazioni. Dal confronto fra scrittura e immagine la nozione di totalità si ridisegna come una coreografia della distruzione, in cui si muovono personalità diverse che vanno da Vesalio a Cartesio, da Rembrandt a Piranesi, da Lavater a Charcot, da Poe a Joyce, da Géricault a Bacon e McEwan.